Ieri a L'ALTRACITTA' c'è stata poesia.
E' entrata con dolcezza, a volte con movimenti rapidi e
zigzagati, si è calata dall'alto, è rimasta in basso, ha fatto commuovere, ha
fatto sorridere, ha fatto qualcosa.
Ossia, era viva.
Il tutto grazie all'happening (voce, sgabello, chitarra e
cappello) di Giuseppe Boy: performer, poeta, dicitore, cantante (a volte
cantante, ci tiene lui a precisare).
Lo spettacolo si chiama "POESIE SPARSE" e ieri alla
libreria L'ALTRACITTA', nutrito dell'abbraccio forte e sensuale di una davvero
ampia partecipazione di pubblico, ha dato dimostrazione del fatto che la
poesia, come atto verbale che si consuma, si auto-combustiona, al solo suono
delle labbra è uscita dall'oblio, viva, vitale. Anzi di più.
Giuseppe Boy l'ha levata dall'isolamento in cui spesso
troppo altezzosamente relegata per collocarla in binari diversi, più immediati,
comunicativi che chiedono il contatto,
reclamano il dialogo con la gente, col loro orecchio (e, si spera, con la loro
anima).
E così ascoltare la leopardiana "A Silvia" diventa
qualcosa di diverso e dolce perché resa più fluttuante da una base di accordi
di chitarra dal mood folk-rock, o perché
si incrocia (anzi, si armonizza), all'improvviso, con una poesia di
"oggi", dai toni urbani e non
distingui più fra vecchio e nuovo perché tutto diventa all'improvviso Uno.
Scopri che Ungaretti può convivere con Tom Waits e che la
poesia "metasemantica" di Fosco Maraini, grazie alla musicalità che
ingloba, alla performatività attoriale
che inevitabilmente agogna (e che Giuseppe Boy, nell'occasione, concede alla
grande), diventa dispensatrice di significati immediati e palesi.
Nell'aria si respira poesia e il performer Boy ha già
chiesto al pubblico di liberare qualche loro componimento dalla prigione dei
loro cassetti: i minuscoli foglietti marciano a piccoli passi lungo il
perimetro della libreria, sei, sette,
otto, nove poesie...adesso sono libere.
Giuseppe Boy le legge "live", senza rete di
protezione, avvisando i genitori dei componimenti che qualche distorsione,
deformazione, alterazione al testo originale, fa parte della vita.
Ed è inevitabile (e salutare) che anche la Sardegna (patria
di Boy), la sua lingua rocciosa, segmentata, musicale e, a suo modo, piena di umorismo amaro si
affacci in libreria in forma poetizzata. Così come è inevitabile che in una
serata già densa di alchimia (in verità, la libreria L'ALTRACITTA' ha già dato
prova di essere predisposta a felici alchimie) , compaia il cantautore Emanuele
Belloni che mano a uno splendido suono di chitarra regali alla serata una
canzone bellissima.
Ancora chitarra, ancora poesia, movimento scenico e
applausi.
Si finisce, al solito modo: luci che si accendono, sedie che
guaiscono, il pubblico contento che abbraccia Giuseppe Boy e in alto le sagome
ancora svolazzanti dei componimenti poetici, felici per avere ottenuto un'ora e mezza di
meritata libertà
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