lunedì 16 marzo 2015

CON GIUSEPPE BOY A L'ALTRACITTA'...LA POESIA E' VIVA!

Ieri a L'ALTRACITTA' c'è stata poesia.
E' entrata con dolcezza, a volte con movimenti rapidi e zigzagati, si è calata dall'alto, è rimasta in basso, ha fatto commuovere, ha fatto sorridere, ha fatto qualcosa.  
Ossia, era viva.
Il tutto grazie all'happening (voce, sgabello, chitarra e cappello) di Giuseppe Boy: performer, poeta, dicitore, cantante (a volte cantante, ci tiene lui a precisare).


Lo spettacolo si chiama "POESIE SPARSE" e ieri alla libreria L'ALTRACITTA', nutrito dell'abbraccio forte e sensuale di una davvero ampia partecipazione di pubblico, ha dato dimostrazione del fatto che la poesia, come atto verbale che si consuma, si auto-combustiona, al solo suono delle labbra è uscita dall'oblio, viva, vitale. Anzi di più.
Giuseppe Boy l'ha levata dall'isolamento in cui spesso troppo altezzosamente relegata per collocarla in binari diversi, più immediati, comunicativi  che chiedono il contatto, reclamano il dialogo con la gente, col loro orecchio (e, si spera, con la loro anima).
E così ascoltare la leopardiana "A Silvia" diventa qualcosa di diverso e dolce perché resa più fluttuante da una base di accordi di chitarra dal mood folk-rock,  o perché si incrocia (anzi, si armonizza), all'improvviso, con una poesia di "oggi", dai toni urbani  e non distingui più fra vecchio e nuovo perché tutto diventa all'improvviso Uno.
Scopri che Ungaretti può convivere con Tom Waits e che la poesia "metasemantica" di Fosco Maraini, grazie alla musicalità che ingloba, alla  performatività attoriale che inevitabilmente agogna (e che Giuseppe Boy, nell'occasione, concede alla grande), diventa dispensatrice di significati immediati e palesi.


Nell'aria si respira poesia e il performer Boy ha già chiesto al pubblico di liberare qualche loro componimento dalla prigione dei loro cassetti: i minuscoli foglietti marciano a piccoli passi lungo il perimetro della  libreria, sei, sette, otto, nove poesie...adesso sono libere.
Giuseppe Boy le legge "live", senza rete di protezione, avvisando i genitori dei componimenti che qualche distorsione, deformazione, alterazione al testo originale, fa parte della vita.
Ed è inevitabile (e salutare) che anche la Sardegna (patria di Boy), la sua lingua rocciosa, segmentata, musicale e,  a suo modo, piena di umorismo amaro si affacci in libreria in forma poetizzata. Così come è inevitabile che in una serata già densa di alchimia (in verità, la libreria L'ALTRACITTA' ha già dato prova di essere predisposta a felici alchimie) , compaia il cantautore Emanuele Belloni che mano a uno splendido suono di chitarra regali alla serata una canzone bellissima.
Ancora chitarra, ancora poesia, movimento scenico e applausi.
Si finisce, al solito modo: luci che si accendono, sedie che guaiscono, il pubblico contento che abbraccia Giuseppe Boy e in alto le sagome ancora svolazzanti dei componimenti poetici, felici per avere ottenuto un'ora e mezza di meritata libertà


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